Carissimi Fratelli e Sorelle di Cognento,

Busta per lettere

ci stiamo avvicinando al Natale. Quest’anno per tanti sarà un Natale di crisi economica, di povertà. Ciò dispiace e stimola la nostra carità, mapuò anche farci sentire più in sintonia col Natale di Dio, il Natale vero. “Egli da ricco che era, si è fatto povero” (2 Cor 8,9) per nostro amore. È così povero e umile che nessuno potrà mai esserlo più di Lui.

Ascoltiamo le parole di due convertiti: Curzio Malaparte e un monaco di Monteveglio morto di aids.

Curzio Malaparte, letterato tenacemente ateo si convertì un mese prima di morire. Così urlò graffiando, una notte di Natale: “Vorrei che in tutte le chiese del mondo un povero prete si levasse gridando: via da quella culla, ipocriti, bugiardi, andate a casa vostra e piangete sulle culle dei vostri figli. Se il mondo soffre è anche per colpa vostra che non osate difendere la giustizia e la bontà e avete paura di essere cristiani fino in fondo. Via da questa culla, ipocriti. Questo Bambino che è nato per salvare il mondo ha orrore di voi.”

Nel 1992 i giornali, non senza malizia, uscirono col titolo: “Un monaco è morto di aids”. Si trattava di un giovane di Modena che a vent’anni aveva lasciato la famiglia per sprofondare nel mondo del vizio e della droga. Conobbe ripetutamente il carcere e poi la sentenza tremenda: “Sei sieropositivo”. Si rivolse disperato ad un monaco di Monteveglio dicendo: “Nessuno mi vuole e sono alla fame”. Il monaco gli disse: “Se vuoi, vieni con noi, siamo poveri, ma c’è spazio per un altro povero”. Quel giovane disse: “Vengo”. Tutti o accolsero come un fratello, senza chiedergli: “Da dove vieni, cos’hai fatto, perché sei malato?” Fu conquistato dalla fede e dalla carità dei monaci. Si convertì dicendo: “Ho capito che Gesù è Dio, perché soltanto se Gesù è Dio si spiega la vostra vita: siete umili, poveri… e tremendamente felici. Siete ricchi del più grande amore col quale mi avete accolto”. Desiderò farsi monaco e vi si preparò con cura. Fece la sua professione pochi minuti prima di morire confidando: “Anche nella Chiesa c’è il peccato, per questo mi faceva schifo, però nella Chiesa c’è Dio, la Chiesa è la culla di Dio e io voglio stare in questa Chiesa.”

Nella fede non presunta, ma umilmente alimentata e testimoniata, nell’amore attinto da Cristo e concretamente vissuto facciamo in modo che specialmente nel Natale anche la nostra Comunità diventi “Culla di Dio” perché attraverso di noi tante persone abbiano gioia, vita, speranza. Buon Natale a tutti! Specialmente ai piccoli e ai malati!

Don Franco