Questa pagina raccoglie gli aggiornamenti di fr. Luca, che dal 10 al 28 gennaio 2012 è stato in Madagascar per visitare le Case della Carità locali.

11 gennaio 2012, Antananarivo

12 gennaio 2012, Antananarivo

13 gennaio 2012, Ambositra

14 gennaio 2012, Ambositra

15 gennaio 2012, Ambositra

16 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

17 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

18 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

19 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

20 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

21 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

22 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

23 gennaio 2012, Ampasimanjeva

25 gennaio 2012, Ambositra

26 gennaio 2012, Antananarivo

28 gennaio 2012, Parigi

 

11 gennaio 2012, Antananarivo

Provo quindi con un po’ di trepidazione a scrivere alcuni appunti su questo viaggio, forse perché possano servire più a me per mantenere vive le immagini che i miei sensi coglieranno in questi giorni, spero comunque che possano servire a chi li legge.

Il viaggio è andato abbastanza bene, l’aereo ha tardato un po’ così siamo arrivati a Tana verso le due di mattina con qualche di ritardo sulla tabella di marcia, c’è fresco anche se qui è estate perché da qualche giorno c’è una perturbazione (Gianluca sarà contento) che ha rinfrescato l’aria. Per strada c’è già gente in giro: sono i contadini che vengono dalle campagne e si preparano per il mercato del giorno che viene, si scaldano per strada con fuochi improvvisati.

Questa mattina mentre don Filippo parla con don Didier faccio due passi per le vie del quartiere per stare in mezzo alla gente, questa è una cosa che mi piace tantissimo e le sensazioni che provo sono le più disparate. Qui in capitale ci sono 3 cdc, una casa di preghiera e la casa del noviziato delle sorelle, ora sono nella cdc di Tongarivo, un quartiere appena un po’ fuori dalla città, è la prima casa ed è la casa madre e riferimento per tutte le altre cdc del paese. È molto grande: oltre ad avere 35 ospiti (molti in carrozzina o allettati), ha al suo interno un piccolo dispensario che è riferimento quotidiano a tanti ammalati e tutti giorni c’è una lunga fila di persone che aspettano o cure o medicine dalle suore che lo gestiscono, una piccola casetta per l’accoglienza di eventuali visitatori, un grande giardino per stendere i panni lavati (qui non esistono i pannolini e si fa tutto con le pezze), un grande orto che serve per la cucina di casa. C’è una bimba che si chiama Lea che assomiglia molto a Wainer e un bimbo che si chiama Martin preciso ad Amza (bimbo handicappato marocchino che ogni tanto accogliamo) con trenta chili in meno.

Oggi il cielo era bellissimo, un azzurro intenso macchiato da nuvole di passaggio, il clima è caldo ma ventilato. Si sta proprio bene ai tropici.

 

12 gennaio 2012, Antananarivo

La comunità di Tongarivo, ma anche tutte le altre suppongo, iniziano a pregare al sorgere del sole, alle 5 quindi ci si ritrova in cappella per la preghiera comunitaria e alle 6,30 la Santa Messa con gli Ospiti che nel frattempo sono stati alzati dagli aux. Dopo la colazione inizia il nostro tour verso il centro del paese, destinazione: Ambositra.

È un viaggio abbastanza lungo che dura circa 6 ore per la strada più importante del paese che è molto migliorata rispetto ad alcuni anni ma che non ti permette di fare alte velocità perché ci trovi di tutto: dal vecchio camion che arranca sulle salite, al carro trainato dai buoi, da ciclisti imprudenti, da gruppi di bambini che ti vogliono salutare, da venditori occasionali che restringono la sede stradale. Per cui il viaggio diventa una sorta incontro con tante persone che sembra vivono sulla strada. I paesaggi che si incontrano sono straordinari, usciti dalla città si incontra una campagna lussureggiante per le piogge di questi tempi, per cui dolci colline si incontrano con risaie a terrazze che sembrano un miracolo di ingegneria idraulica.

Purtroppo non è tutta poesia, nella città nelle campagne, nei paesi che inseguono sulla strada, si incontra tanta povertà che è difficile spiegare perché parlandone mi sembra di ledere la dignità di tante persone costrette a vivere poveramente o addirittura miseramente. Faccio solo nota di ciò che ho letto in un giornale malgascio questa mattina e cioè che circa il 68% della popolazione vive sotto la soglia della povertà e per me e forse anche per tanti, questa parola – sotto la soglia – non sappiamo bene che cosa vuole dire. Non voglio fare demagogia e tanto meno giudicare ma questa situazione mi deve fare riflettere, non può lasciarmi indifferente.

A pranzo ci fermiamo alla CDC di Antsirabè, che è circa a metà strada dalla nostra meta, ci vivono tre suore, circa 20 Ospiti tra cui molti bimbi, bellissimi. Siamo accolti molto bene. Dopo pranzo siamo costretti a ripartire verso Ambositra altrimenti si arriva troppo tardi, il paesaggio è sempre meraviglioso anche se oggi è un po’ nuvoloso e incontriamo anche la pioggia, siamo a 1400 mt di altitudine e non c’è più il tipico caldo tropicale. Poco prima di arrivare, il nostro autista spericolato don Didier ci porta a vedere un piccolo gioiello: è la piccola CDC dei fratelli, Ankarefo per la cronaca. Piccola perché è veramente piccola, ci sono 5 letti stretti ma i fratelli riescono a farcene stare 8, e un gioiello perché è una casa semplice, sobria ed essenziale con una piccola cappellina che ti dice: VIENI A PREGARE. Intorno c’è un po’ di terra coltivata dai fratelli per la sussistenza loro e dei poveri che bussano alla loro porta. Arriviamo finalmente a destinazione con grande accoglienza della suore, siamo un po’ stanchi, a domani.

 

13 gennaio 2012, Ambositra

Oggi per fortuna è stata una giornata tranquilla senza nessun spostamento, è trascorsa in casa, ho avuto assieme a don Filippo alcuni incontri con vari fratelli e per il resto ho cercato di fare la vita di casa in particolare stando con gli Ospiti. È proprio vero che cambiando paese molte cose sono diverse: la cultura, la lingua, le tradizioni, i cibi e se ne potrebbero aggiungere tante altre, ma gli Ospiti sono proprio tutti uguali. Anche se qui sono quasi tutti bimbi, le cose da fare sono le stesse che si fanno in Italia con i nostri: si imbocca, si lava , si va in bagno, si scherza, le altre cose che si fanno normalmente; questo ti permette di sentirti subito partecipe della nuova famiglia. Tra l’altro qualche Ospite sa l’italiano e non devi neanche fare la fatica di spiegarti perché ti anticipano loro su ciò che devi fare.

Oggi ho avuto tempo anche per riflettere e ho pensato al Vangelo del giorno che è quel brano bellissimo di quei 4 sconosciuti che calano il paralitico dal tetto per farlo guarire da Gesù, potrebbero essere gli sconosciuti 4 Ospiti che chissà con quale astuzia ci calano dal tetto del nostro orgoglio, del nostro perbenismo, del voler essere sempre protagonisti della nostra vita e a volte anche di quella altrui, per portarci davanti a Gesù che non può far altro, vedendo questi 4 Ospiti, che darci la guarigione e la salvezza. Speriamo proprio che tutti gli Ospiti che abbiamo provato a servire un giorno ci conducano malgrado noi, davanti al Signore.

 

14 gennaio 2012, Ambositra

Anche oggi una giornata tranquilla nel senso che non ci siamo spostati dalla città, un buon bicchiere, siamo andati alla casa dei fratelli ad Ankarefo dove sia la mattina che il pomeriggio abbiamo o meglio don Filippo ha fatto incontri con tutti i fratelli e un incontri comunitario. Per me la mattina è stata più libera e così ho aiutato in cucina a pulire i fagioli assieme ad un simpatico Ospite di 12 anni di nome Luca e a fr Max che già conosciamo e ho avuto occasione anche di parlargli di casa e di ciò che è successo in questi tempi. Ho avuto anche tempo di fare un giro in bici addentrandomi un po’ da solo nel quartiere o campagna dove vivono i fratelli.

Non ho dovuto spingermi troppo avanti per vedere la situazione difficile in cui vivono tante persone, non mi va di aggiungere altro però, bisogna vedere per rendersi conto di quello che stà succedendo in questo paese e sicuramente in tante altre parti del mondo. Nel pomeriggio abbiamo fatto un incontro comunitario in cui si è guardato come entrare nel tessuto sociale della zona e come la CDC può aiutare o essere vicina a queste persone in vista anche di un allargamento della casa perché ora è proprio piccola.
Dopo cena sono andato a trovare i volontari italiani che lavorano in città a progetti di sviluppo, tra questi c’è anche Anna Messora di Magreta che starà in Madagascar un anno, e finalmente mi sono bevuto un buon bicchiere di vino, anzi due, dopo alcuni giorni di astinenza.

Vorrei mandarvi delle foto ma ci sono dei problemi tecnici ma soprattutto sono molto impedito nell’uso di questi aggeggi, abbiate pazienza.

 

15 gennaio 2012, Ambositra

Oggi domenica S. Messa solenne celebrata nella cattedrale di Ambositra dove è parroco don Pascal nostro fratello. Chiesa enorme, ci saranno un migliaio di persone, liturgia molto curata con canti molto belli ma soprattutto partecipati da tutta l’assemblea. Non mi è normale partecipare ad una messa così, nel senso che è molto viva, che si balla, che dura quasi due ore, in poche parole mi è piaciuta molto.

Finita la messa siamo scappati per andare in carcere dove don Maximin, nostro fratello, celebrava la messa per i carcerati. Già vedere un carcere del genere ti toglie la parola, infatti per vari motivi ho frequentato il S. Anna e ho un’idea di carcere, qui infatti la struttura è fatiscente ma soprattutto la situazione dei carcerati è a dir poco disumana. La messa è celebrata in uno stanzone che forse serve per tutte le altre attività, siamo stipati con un odore non troppo buono ma tutti sono composti, il sacerdote fa partecipare attivamente l’assemblea che non si tira indietro a rispondere a domande che fa il sacerdote, chiaramente io non capisco nulla di quello che si dice ma capisco che lì c’è Gesù Cristo.

Dopo un primo momento di disagio mi sento più tranquillo anche se capisco che non riuscirò mai a condividre veramente quella situazione di quelle persone, però sono lì con loro, preghiamo insieme e cantiamo insieme. Il canto della pace che è una sorta di ballo collettivo, sembra non finire mai, ma viene ripetuto più volte quasi fosse un canto liberatorio, un’esperienza molto forte.

Nel pomeriggio alcuni ragazzi della parrocchia sono venuti per fare festa con gli Ospiti della Casa, musica a tutto volume per almeno tre ore e balli continui. La serata con una carbonara e birra con gli amici volontari, finalmente si mangia occidentale. Buonanotte.

 

16 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

La giornata è iniziata in modo un po’ particolare, durante la meditazione alle 5,45 (si inizia a pregare alle 5,00), la suore mi chiama (non so perché proprio me) e davanti alla porta di entrata c’è una persona per terra che alcuni ragazzi hanno trovato in un fosso poco distante dalla casa tutta inzuppata d’acqua (è piovuto tutta notte) e mezza morta dal freddo. Questo povero uomo non è cosciente, lo cambiamo, gli mettiamo vestiti asciutti e puliti e lo mettiamo in cucina al caldo su una stuoia, ma non riprende conoscenza. In casa non lo conoscono e anche la gente che passa di lì non sa chi possa essere, non si chiama il dottore o una ambulanza perché sarebbe inutile, per una persona “così” non si muoverebbe nessuno. Passa il tempo e questo povero uomo non reagisce e rimane inerme sulla stuoia mostrando un lieve respiro che non lascia pensare nulla di buono. La suora chiama la Caritas, che non è altro che un prete che caricherà questo povero uomo sulla sua macchina, lo porterà all’ospedale e dovrà pagare una persona che gli stia vicino affinché venga curato. Lungi da me dal giudicare ciò che è accaduto (mi hanno detto che già sono successi di questi casi) e come si è svolta tutta la situazione, mi porto questo povero uomo nella mente e nel cuore per il trascorrere della giornata, anzi vorrei sapere cosa è poi successo ma telefonerò domani alla suore per avere informazioni. Non è semplice, anzi è molto complessa la situazione, ci si sente impotenti, si vorrebbe gridare, si vorrebbe “bestemmiare” ma al momento la risolvo solo con il silenzio sperando che non si trasformi in dimenticanza, disinteresse, abitudine e tutti quei modi di essere che per un tuo quieto vivere ti rendono cieco e sordo di fronte a ciò che avviene.

Partiamo per seconda tappa importante: Fianarantsoa che è la seconda città più importante del Madagascar, siamo sempre sull’altipiano quindi siamo in alto poi piove spesso ed è anche freddo se così si può dire; le mie speranze di un caldo sole tropicale sono vane e rispolvero la felpa per coprirmi un po’. Durante il viaggio possiamo ammirare bellissimi paesaggi con un verde lussureggiante di una natura che sta esprimendo il meglio di se stessa aiutata anche dalla mano dell’uomo che compone risaie sui dolci declivi delle colline. Queste risaie sono una delle fonte di sostentamento del paese che non riesce a far fronte alle necessità del paese ma che tuttavia sembra che stia aumentando la produzione. Per strada, sono tre ore di auto per 170 km, non si incrociano molti mezzi però c’è sempre molta gente che si sposta o che vende quel po’ che produce, anche noi ci fermiamo per comperare delle prugne dopo una lunga contrattazione. A Fianara ci sono due cdc e una di queste è la casa di formazione dei fratelli dove vivono tre fratelli, tre probandi (inizio del cammino di consacrazione) e un numero non ben definito di ragazzi in discernimento o studenti che vogliono conoscere la vita della casa, circa 12. Al nostro arrivo una calorosa e tipica accoglienza poi la giornata, dopo alcuni incontri di saluto con persone del luogo, termina con il primo dei tanti incontri che faremo con la comunità.

 

17 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

La mattinata è tranquilla, stiamo in casa, la vita di casa qui è molto semplice; dopo la preghiera alcuni ragazzi partono per la scuola poi si procede con le colazioni, prima gli Ospiti poi gli altri. La colazione è rito, bisogna mettersi a sedere e ci si concede molto tempo, un piattone di riso, verdure e acqua di riso (l’acqua della cottura del riso), io però non riesco proprio a fare questo tipo di colazione e avendo pietà degli stranieri portano in tavola anche caffè, latte, pane, marmellata così da poter fare un colazione “occidentale”.
La stagione è sempre brutta, piove e c’è freddo ma si resiste.

Nel pomeriggio accompagno fr. Martial che è il superiore di casa a fare alcune commissioni in città. È bello girare per le strade stracolme di gente sempre in movimento, una confusione molto ordinata, colori e odori fortissimi e intensissimi, sembra che tutti abbiano fretta, ma sembra anche che tutti sanno aspettare. È sempre per me una sensazione molto bella e arricchente stare in una umanità così diversa.

Tra le varie visite andiamo anche al monastero dei monaci cistercensi che praticamente è una intera collina in cui 40 monaci e alcuni dipendenti lavorano la terra, ma la cosa più bella è la chiesa dove pregano e celebrano la messa. Una meraviglia di legno intarsiato, nel pavimento e nelle ampie volte del soffitto, qualcosa di veramente unico. I monaci però vietano le foto e le riprese per cui se si vuole vedere, bisogna venire in Madagascar.

Risaie in Madagascar

Risaie in Madagascar

 

18 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

Oggi è stata una giornata abbastanza normale, mi sono fatto, permettetemi il termine, il sedere piatto a forza di incontri, il mattino e il pomeriggio poi anche la sera evviva!!! Intendiamoci che sono incontri estremamente utili per i fratelli malgasci però si inizia ad accusare la stanchezza, pazienza.

Dopo mangiato ho preso la bici s sono andato a fare un giro in centro, una vasca come si suole dire, solo che Fianara è tutto sali e scendi quindi la bici me la sono portata anche a mano perché sono un pò fuori allenamento, però il giro è stato buono, come ho già detto mi piace stare in mezzo a tanta gente anche se sconosciuta. Girare da solo mi permette di guardarmi attorno, di non avere fretta e di osservare tante altrimenti non si riesce. Ma il fine del giro era perlustrare la città e capire come muovermi domani perché se riesco ci ritorno.

Oggi ho capito anche quante persone vivono in questa casa cioè il numero dei ragazzi che vivono qui ad Ambalagony, nel pomeriggio abbiamo fatto un incontro di casa a cui erano presenti tutti: ne ho contati 15 tra fratelli, probandi, preprobandi, stajer, studenti e chi più ne ha più ne metta. Bisogna proprio ringraziare il Signore se da noi le cose non vanno tanto bene, dall’altra parte del mondo le cose sembra vadano meglio. Bisogna dire che non è tutto oro quello che luccica, ci si rende conto comunque di come il Signore fa le cose e le fa proprio bene. Penso che tra qualche anno in Italia avremo dei missionari stranieri che ci annunciano il Vangelo se le cose continuano così. Come si dice da noi: Deo Gratias

 

19 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

Oggi si prospetta una giornata importante ma tranquilla, importante perché oggi pomeriggio inizia l’assemblea con tutti i fratelli malgasci e tranquilla perché la mattina è “libera”. Penso di gestirmela leggendo un libro di Tonino Bello ma fr. Martial mi invita ad accompagnarlo al mercato per compere, non esito un attimo e partiamo. Il mercato non è come noi pensiamo possa essere normalmente un mercato, questo è qualcosa di più di un mercato ma non saprei definirlo. Subito ci si avvicina un ragazzino di circa 10 anni e confabula con Martial, dice che è un suo amico, vedo però che ci segue come un ombra e Martial mi dice che ci aiuterà a portare la spesa. Ci inoltriamo sempre più tra i venditori con i loro chioschi approntati al momento e mi inizia a crescere una sorta di paura e attrazione. Paura perché il passaggio si restringe sempre più e tu sfiori tutte le bancherelle con la gente che ti chiama per l’acquisto, attrazione perché nonostante tutto è un luogo che attrae ma non so bene perché, c’è come una sorta di contrapposizione: mi fa paura ma ne sono attratto. Io comunque a scanso di equivoci seguo Martial e il nostro piccolo amico in uno di slalom degno di Razzoli tra bancarelle, ombrelloni, gente che ti incrocia e pozzanghere sudicie che regolarmente calpesto. Effettivamente c’è uno sporco, e uso un termine che non spiega bene ciò che voglio dire, impressionante, altri bambini ci seguono e vorrebbero aiutarci nella spesa ma Martial è perentorio e non ne vuole sapere ma loro ci seguono; e la loro scuola? E la loro casa? Domande a cui non si sa rispondere. Purtroppo io non taccio mai e faccio un sacco di domande: cos’è questo, cos’è quello, allora Martial mi compera una specie di radice tutta infangata e mi dice: assaggia! Non ho avuto il coraggio di sentirla e Martial la dà al nostro amico che la mangia senza problema. Ho deciso di tacere. Iniziano gli acquisti, il mangime per la galline, mentre contratta la gallina che era dentro un sacco di mangime mi salta addosso ma io con noncalance (spero si scriva così) faccio finta di niente: porca vacca. 40 kg di mangime in un sacco e il nostro amico, senza neanche tanta fatica se lo mette in testa, esprimo i miei dubbi a Martial ma lui dice di non preoccuparmi e continuiamo la spesa. Il nostro amico ci aspetta davanti alla macchina fiero del lavoro che ha fatto per cui aspetta la ricompensa, l’altra spesa invece ce la portano due bimbi molto piccoli, io sono a mani vuote, sono un bianco. Al ritorno ho consigliato a don Filippo di fare una visita al mercato che gli potrebbe fare bene.

Oggi ho continuato a pensare alla paura e all’attrazione che in fondo sono due emozioni che guidano tutte la nostre scelte nel bene o nel male, ma forse oggi è meglio smettere di pensare.

Nel pomeriggio inizia l’assemblea con i fratelli, abbiamo parlato di diversi argomenti importanti, ve li risparmio perché poi ci saranno le sintesi dovute, nel complesso è stato un incontro molto interessante e spero possa essere anche fruttuoso per tutti.

 

20 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

Oggi è stata un giornata molto “dura”: assemblea mattino e pomeriggio. Mi è venuto come si suole dire: il culo piatto. Tuttavia mi sembra che le cose vadano bene.
Oggi è arrivata anche la notizia della morte di Giuliano, che è una persona con alcuni problemi che vive in canonica con don Filippo a Ligonchio, e per don Filippo è sicuramente molto difficile questo di distacco nella lontananza, gli siamo vicini.
Oggi pomeriggio l’ho incontrato finalmente, chi? il bel camaleonte!!!!!! E’ un bellissimo animaletto molto affascinante, ti guarda con i suoi strani occhi e sembra dirti:”cosa c’è di strano da guardare?”. Ma il fatto è che proprio strano ma bellissimo, me lo metterei in valigia e lo porterei a Gianluca perché a vedere così sembra proprio un animaletto che fa tirare i venti.

Camaleonte in Madagascar

Un camaleonte in Madagascar

 

21 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

Oggi è l’ultimo giorno qui ad Ambalagony, ma non ci concediamo pause e continuano gli incontri. La mattina ci incontriamo con tutti i frati per tirare le fila, si prendono alcune decisioni ma in particolare si inizia a pensare per la costruzione di una nuova casa perché oramai i fratelli sono troppo stretti e c’è bisogno di allargarsi dopo avere avuto il benestare del Vescovo, i fratelli possono partire. A pranzo mi cimento in cucina, aggiungo già al pasto malgascio una carbonara un po’ raffazzonata ma alla fine viene abbastanza buona e 2,5 kg di pasta vengono mangiati in un attimo rigorosamente assieme a riso, verdure e pollo: un pranzo di una certa consistenza, ma ci sono certe bocche. Poi iniziano i saluti e a ritmo di danza viene portata una torta che fa dieci volte il giro della tavola perché qui quando si inizia a ballare non si finisce più. Tanti convenevoli come nel rituale ma che si capisce che vengono da una cultura in cui l’ospite è sacro infatti siamo al centro di tutta l’attenzione e questo mi mette un po’ a disagio ma per fortuna dura poco.

Una cosa particolare di qua è che tutti esprimono la loro idea, il loro pensiero, la loro religione a tutto volume, allora il muzaedin alle 4 e mezza di mattina ci dà la sveglia (tanto alle 5 siamo a pregare), la setta pentecostale che ci abita a fianco dopo pranzo manda i suoi messaggi con musica che in fondo non è male ma è l’orario che funziona poco, ma anche i cristiani non scherzano perché in serata qui in casa sono ripartite le danze e per due ore a volume sostenuto con i bassi che ti scuotevano le budella, immagino il pensiero dei vicini.

Casa della Carità "Ambositra"

Casa della Carità “Ambositra”

Quindi in serata sono ripartiti i saluti e Ospiti, frati e ragazzi si sono cimentati in una sorta di gare per intrattenerci con danze, poesie, brevi drammatizzazioni umoristiche. È tutto molto bello nelle danze, in particolare c’è qualche ragazzo che è veramente bravo, ma quelli che si sono divertiti di più sono stati gli autori della gioiosa festa. Oramai il clou della nostra visita è finito: l’assemblea con i fratelli; domani pomeriggio si riparte verso il sud per alcune visite, quindi vedremo cosa ci riserva il programma.

Fr. Luca e don Filippo

Fr. Luca e don Filippo

Dimenticavo, nella casa di Ambalagony il sabato e domenica arrivano tre ospiti, che durante la settimana sono a scuola, che fanno veramente la differenza. Sono tre bimbi, due sordomuti e uno non vedente, che se da un certo punto fanno tenerezza da un altro punto ti fanno vedere di che cosa sono capaci dei bimbi che se anche vivono un handicap riescono tuttavia a integrarsi e a trovare il loro posto nella comunità. Sono stato poco con loro ma è veramente difficile non volergli bene.

Quelli di Ankarefo

Quelli di Ankarefo

 

22 gennaio 2012, Fianarantsoa Ambalagony

Oggi è domenica e si va rigorosamente in parrocchia, andiamo alla prima messa alle ore 7,00, secondo don Didier non c’è tanta gente ma vista la grandezza della chiesa, ci saranno almeno un migliaio di persone. La liturgia è abbastanza asciutta e non ci sono tanti convenevoli per noi, ma dura circa un’ora e mezza, più tardi ci sarà un’altra messa in cui faranno un anniversario di una presenza di una comunità religiosa e abbiamo verificato che la messa è durata quattro ore: niente male! Il pranzo è alla casa della carità poco distante e facciamo il saluto anche con le sorelle.

Quindi inizia la tournée al sud, cioè finalmente andiamo al mare!!!! Da pochi mesi è stata aperta una casa della carità sulla costa est del paese appoggiato quindi sull’oceano indiano in una cittadina chiamata Mananjari (la j qui si pronuncia come la zeta). Il viaggio di circa 200 km è abbastanza lungo, la strada è buona ma c’è una idea diversa di strada buona e ci impieghiamo ca quattro ore. Per un turista anche solo un viaggio in una strada di normale collegamento è una avventura, non tanto per quel che succede ma per quel che si vede. I villaggi di capanne si inseguono lungo la route, a volte si pensa che nessuno nel 2012 abita in capanne di legno con il tetto di paglia, ebbene non è vero, questa è la abitazione della gente normale qui. Bisognerebbe solo considerare perché nel 2012 ancora tante persone vivono un stato che a me sembra non buono, ma conviene al momento non darsi risposte, è più comodo. Attraversiamo anche un parco nazionale in una vegetazione rigogliosa per la stagione delle piogge ma per la fretta non riusciamo a fermarci se non per vedere una cascata impetuosa di un torrente che fiancheggia la strada. Poi piano piano si inizia a scendere e cambia anche la temperatura, dal fresco gradevole dell’altipiano al caldo afoso e umido della pianura. I paesaggi che si incontrano cambiano spesso, dalla boscaglia folta, alla radura verde solo per il periodo umido, alle risaie in fondo alle valli, ai costoni di roccia granitica che si ergono dalle radure, in certi momenti sembra di essere nelle nostre montagne ma l’idea in generale è di essere molto lontani dall’Italia. Il caldo e il profumo dell’aria ti dicono che sei vicino al mare, la casa della carità infatti è a pochi km dall’oceano, è una casa giovane, anzi è la più giovane perché è stata inaugurata luglio scorso, è attigua alla parrocchia e l’accoglienza come al solito è calorosissima nel vero senso della parola.

Giro turistico della casa e ci troviamo sulla torretta del carico dell’acqua: il paesaggio è meraviglioso con l’oceano che allarga l’orizzonte e si confonde con il cielo. La cena è al lume di candela perché a quell’ora c’è poca corrente ma questo non ci impedisce di mangiare ottimi gamberetti che ci ha preparato la suora. Qui non esiste il silenzio o meglio il silenzio è prodotto dal vociare dell’oceano in una sorta di rombo potente che però non disturba, ma accompagna il mio sonno.

 

23 gennaio 2012, Ampasimanjeva

Solo questa mattina mi rendo conto dove sono realmente arrivato: una bellissima casa con tanti bellissimi bimbi che nonostante affetti da malattie più o meno gravi, sono gioiosi e trasmettono gioia. Finalmente andiamo al mare, le onde sono alte perché in questo periodo è sempre agitato, fa paura, don Filippo lo sfida, si avvicina troppo, un’ondata improvvisa lo bagna completamente. Il sole cocente di questo giorno però aiuta e in poco si asciuga anche perché da lì a poco abbiamo l’incontro con il vescovo di quella zona.

Don Filippo nell'oceano

Don Filippo nell’oceano

Questa è una zona martoriata dai cicloni e la spiaggia si modifica continuamente, ma non solo la spiaggia , perché gli abitanti del luogo debbono sempre sistemare le loro fragili abitazioni dopo il passaggio del ciclone quando questo non è devastante. Tuttavia qui ci abita tanta gente e sembra che non abbia questo problema e ogni volta riparte da capo.

Lo spettacolo oggi è meraviglioso, il cielo è azzurro intenso e le nuvole si rincorrono formando forme e figure strane fantasiose: un miracolo della natura. Come una meraviglia è il vescovo che dobbiamo incontrare, un missionario portoghese da dieci anni vescovo di quella zona che è veramente terra di missione, generalmente in vescovado gira con i pantaloncini corti e ha sempre tre cani che lo accompagnano nei suoi giri, anche nell’incontro e molto semplice e ti mette a tuo agio con la sua informalità.

Quindi dopo pranzo si riparte per la tournée nella foresta, andiamo ad incontrare una comunità di nostre sorelle che vive in un ospedale gestito da volontari italiani, questo ospedale è stato “adottato” da don Mario, il nostro fondatore, 40 anni fa e da allora continua un servizio prezioso in questa regione e oltre. Considerando che qui non c’è la corrente, anche questo è un vero miracolo, un generatore tutto il giorno dà vita a diversi padiglioni in cui tante persone si danno da fare per i moltissimi ammalati che chiedono aiuto. Siamo nel mezzo della foresta e c’è tutto quello che c’è in una foresta, anche gli animali “selvaggi” che qui sono i coccodrilli, è una convivenza strana: ospedale, medicine dottori, sala operatoria, con animali, animaletti, insetti di tutti i tipi gechi, camaleonti ecc. ecc. ma quanta gente viene curata, ripeto è un vero miracolo. Alle 8,30 si spegne il generatore e adesso tutto tace, i grilli iniziano i loro concerti e gli scrosci d’acqua si susseguono che rovineranno la carraia che dalla strada principale per 12 km porta all’ospedale.

 

25 gennaio 2012, Ambositra

Oramai la via del ritorno è prossima, abbiamo lasciato alla nostre spalle il sud e tutta quella che è la vita della costa e siamo tornati sull’altopiano.

Ad Ampasimanjeva non è stato semplice, la vita della foresta è difficile anche se il bianco viene trattato a quattro stelle in proporzione alla vita normale, ci vuole un grande spirito di adattamento, non bisogna avere tante storie, è facile da dire ma quando si è abituati in altri modi non è automatico cambiare anche pochi giorni. E allora il fango, acqua, polvere, caldo, umido, zanzare, insetti enormi, diventano elementi che ti mettono alla prova senza togliere nulla alla bellezza del posto e al lavoro meraviglioso che svolge l’ospedale per questa gente. E proprio la visita ai padiglioni dell’ospedale mi ha creato un blocco allo stomaco per tutta la situazione difficile che vivono lì ma che per questo, grazie a Dio, non si blocca e così tante persone sono curate e assistite da questo piccolo e sconosciuto ospedaletto che ricicla tutta l’attrezzatura per noi noi obsoleta.

Quindi siamo ripartiti, anche se la pioggia continua voleva farci rimandare, ma la cocciutagine di don Didier ha fatto sì che partissimo. Oltre a questo anche una notevole dose di fortuna perché, ancora nella carraia fangosa, ci siamo trovati nel mezzo della strada un camion che da ieri sera era in panne, non sapevamo cosa fare poi abbiamo pensato alla malgascia, male che vada si spinge. Ma tutto è andato bene e dopo sette ore di auto ci ritroviamo qui ad Ambositra.

 

26 gennaio 2012, Antananarivo

Questa mattina alla buon’ora e con il fresco, qui piove sempre, siamo partiti per la capitale, Antananarivo. Come al solito non sono tanti i km ma il viaggio è lungo ma mai monotono, offre sempre dei paesaggi stupendi, questa è la zona delle risaie e attraversiamo anche una grande pianura dove vediamo anche trattori che lavorano la terra, e anche questa è una novità. In capitale ci stanno aspettando e stanno facendo gli ultimi preparativi per le partenze perché insieme a noi ritornano in Italia una suora malgascia che sta facendo un periodo di 10 anni in Italia e una ragazza che ha terminato un anno di volontariato nell’ospedale di Ampasimanjeva come ostetrica.

Nel pomeriggio don Didier ci porta a spasso per la capitale. Tana, questa è l’abbreviazione, conta tre milioni di abitanti, è una metropoli, con tutto quello che ne comporta, ci sono tre case della carità e la casa di formazione delle sorelle. Per strada si vede di tutto, le strade sono sempre affollate in vie strette che a fatica si passa, noi siamo in macchina e siamo sempre fermi per il traffico così possiamo vedere bene tutto intorno. I bambini che ti chiedono dal finestrino della macchina ti ammutoliscono, cerchi di non guardarli ma non è facile, ci dicono che è meglio non dargli nulla perché ne arriverebbero tanti altri ma tu sei fermo con la macchina e loro ti guardano. Che fare? Continiuamo le visite alla comunità e loro rimangono in attesa.

Il verde delle colline malgascie

Il verde delle colline malgascie

La spiaggia dell'oceano indiano a Mananjri

La spiaggia dell’oceano indiano a Mananjri

 

28 gennaio 2012, Parigi

Non so bene come concludere questa specie di diario che per me è stata una grande novità, l’unica cosa che mi viene alla mente è il ringraziamento a tutte quelle persone che si sono offerte i questi giorni ad accompagnarci e che hanno “perso” del loro prezioso tempo per noi.

Spero anche di non aver offeso nessuno con le mie foto e le mie domande entrando così nella privacy delle persone senza a loro chiedere nulla. Ma spero soprattutto di aver reso un servizio utile al popolo malgascio e a chi ha letto o leggerà questo poche righe.
Per quanto mi riguarda vi confesso che per me è stato molto utile nel poter ricordare le cose ma in particolare nel riflettere sulle cose viste e vissute e questo credo sia un gran servizio che mi sono reso.

Asafadi (scusate in malgascio), frluca