L’acqua

L’acqua è l’elemento essenziale della vita. Senza di essa la vita vegetale e animale non può sussistere. L’acqua lava, rinfresca, ristora, irriga, feconda. Solo attraverso di essa si sviluppa la vita in tutte le sue forme meravigliose. Per l’antico Popolo di Dio, data la siccità dei territori orientali, l’acqua rendeva visibile al benedizione del Signore. Al tempo di Mosè, il miracoloso aprirsi delle acque del Mar Rosso fu il segno della salvezza e della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Per questo Gesù ha scelto l’acqua per il Sacramento del Battesimo che compie in noi la rinascita alla Vita più grande, la Vita stessa di dio. Nel corso dei secoli Dio non ha smesso di scegliere l’acqua come pegno di amore per la nostra vita fisica e spirituale. E quando questo dono incontra la fede, può scattare anche il miracolo, come avviene tante volte a Lourdes.

Fonte miracolosa di S. Geminiano a Cognento (Modena)

Fonte miracolosa di S. Geminiano a Cognento (Modena)

Anche il Vescovo Geminiano, nostro grande Evangelizzatore, Padre della nostra Chiesa e potente Taumaturgo, ottenne da Dio per noi il dono di una Fonte Miracolosa nel suo paese natale, a Cognento. La leggenda dice che la madre stessa di San Geminiano ne beneficiò riacquistando da essa la vista. Fu poi l’antica tradizione orale a parlarne. Questa fu raccolta dai primi cronisti, iniziando da Vedriani, fin dal secolo XVII. Costoro scrivono che la fonte prodigiosa “detta per tradizione fontanina di San Geminiano, riverita dai popoli” (Vedriani) è chiamata così “da tempo immemorabile” (Galloni)

[1.  LODOVICO VEDRIANI “Memorie de’ Santi e Beati Modonesi” Modena 1663, pag. 24. SILVESTRO GALLONI “Compendi istorici de Vescovi di Modena”, Manoscritto, inizio cap. 4. Del XVII secolo sono anche in chiesa il paliotto dell’altar maggiore con rappresentati al centro San Geminiano ed ai lati i Santi Martiri nabore e Felice, così la venerata statua del Santo nella sua cappella.].

La bella chiesa di Cesare Costa, che ora vediamo, è il terzo santuario. La prima chiesa dedicata ai protomartiri milanesi Nabore e Felice, probabilmente fu voluta da San Geminiano stesso, amico di Sant’Ambrogio [2.  Pure la prima cattedrale di Bologna fu dedicata a questi due martiri, cfr. GUIDA “San Pietro in Bologna”, Vallecchi, Bologna 1995, pag.8].

Le recenti indagini fatte col radar hanno mostrato che la primitiva cappella era disposta verso la Fonte. Ecco perché questa viene prima della chiesa, tanto che il Santuario è chiamato non solo di San Geminiano, ma della Fonte Miracolosa di San Geminiano [3.  Il Santuario viene chiamato di San Geminiano solo dal IX secolo in poi perché fin verso il mille le chiese si dedicavano ai martiri, non ai santi, cfr. DOMENICO VANDELLI “Meditazioni sopra la vita di San Geminiano scritta da P.Rossi”, Venezia 1738, pat. 309: Atto di donazione di Lodovico Pio, figlio di Carlo magno, dell’810 (“Gabellum castrum.. fuit ab antiquo tempore massa Sancti Geminiani”); così Bonifacio, padre di Matilde di Canossa, in una carta del 1039, dice che qui vi è una “Cappella consacrata ad onore di San Geminiano”.].

“Di questo fonte raccontano cose prodigiose, di lebbrosi mondati, storpi raddrizzati, ciechi illuminati e di altri da varie infermità guariti. Ciò continuamente vi si vede con un numeroso concorso di gente da parti anche remote e sino dalle più scabrose Alpi”, scrive il Vandelli, sacerdote e scienziato, costruttore della famosa omonima strada appenninica, nel 1738 [4.  DOMENICO VANDELLI, op. cit. pag. 310.].

La secolare tradizione, le grazie ottenute, l’affluire dei pellegrini, confermano che la Sacra Fonte è il pegno più grande che San Geminiano ci ha lasciato nel paese dov’è nato.

Guarigioni di ieri

Guarigione alla “Fonte”

Gesù compì numerosi miracoli mostrando così il suo potere divino sulla natura, sulle malattie, perfino sulla morte. Questi tuttavia erano solo segni di una realtà più grande: cioè di quanto Egli voleva operare per la Fede, nel cuore degli uomini. Dio ha sempre continuato a realizzare tali prodigi attraverso i suoi santi: e fra questi c’è anche San Geminiano, che nel martirologio Romano è chiamato “illustre per gloria di miracoli”. Lo testimoniano anche le formelle di Wiligelmo sull’architrave della Porta dei Principi del Duomo, che sono le più antiche raffigurazioni di miracoli di un santo.

Nella Fonte Miracolosa di San Geminiano a Cognento abbiamo un pegno permanente della potente intercessione del nostro Patrono. I fatti straordinari qui avvenuti si usa spesso dirli miracoli. Ma in realtà solo all’Autorità della Chiesa compete chiamarli così dopo aver eseguito approfondite indagini. Noi li chiamiamo più semplicemente guarigioni o grazie che manifestano la vigile premura del Santo verso i suoi devoti. I numerosi cuori d’argento che ornano la cappella di San Geminiano all’interno del santuario, sono una piccola testimonianza delle varie grazie ricevute [5.  GIUSEPPE FERRARI “Fatti e prodigi alla Fonte di San Geminiano”, Modena 1925. Inoltre come attesta l’Archivio del Santuario, varie volte sono state vendute tavolette con dipinti fatti prodigiosi e cuori d’argento Per Grazia Ricevuta onde far fronte a necessità della chiesa.].

Tra le tante di cui si ha relazione vediamone qualcuna abbastanza recente: nei giornali, in una raccolta di Giovanna Molza e nella testimonianza di guariti di oggi.

Fonte miracolosa di S. Geminiano a Cognento (Modena)

Fonte miracolosa di S. Geminiano a Cognento (Modena)

 

Documenti

Grazie di San Geminiano riportate dai giornali

Abbiamo notizie che vanno dal Giornalino del Santuario alla stampa nazionale, passando per i giornali cittadini. In un foglietto del Santuario del 1927, leggiamo ad esempio la straordinaria guarigione del ragazzo Vitaliano Govoni di Panzano di Castelfranco. Vitaliano era colpito da paralsisi infantile che lo rendeva incapace di reggersi sulle gambe e lo costringeva al letto. Tornato a casa dopo che fu condotto a bagnarsi alla Fonte, si trovò perfettamente guarito e cominciò a camminare. Il fatto fu documentato dal Parroco di Panzano e il Rettore del Santuario, Don Giuseppe Ferrari, annotò in seguito sul foglietto: “Maggio 1940. Il Govoni sempre perfettamente sano, è arruolato militare”.

La Gazzetta dell’Emilia del 1°Ottobre 1925, porta un articolo dal titolo: “I miracoli di San Geminiano”. Riassumiamo e stralciamo da esso. La quattordicenne Bruna Golinelli, della Madonnina di Modena è miracolosamente guarita da una affezione cronica ad una gamba. “La giovinetta che, è ora in perfette condizioni di salute, era immobilizzata al letto da ben cinque anni per una coxite all’anca destra, ribelle ad ogni cura: una notte in sogno le apparve San Geminiano che le comandò di recarsi alla Fonte di Cognento per tre volte che sarebbe perfettamente guarita. E sin dalla prima volta ch’ella ebbe a fare le abluzioni nell’acqua della Fonte potè camminare speditamente. Si gridò allora “al miracolo”. L’episodio fu segnalato anche dal Corriere della sera“. 

Il giornale nazionale La Tribuna, intitola: “Le miracolose guarigioni di Cognento”. Pure qui riassumiamo e stralciamo. Dopo un accenno alla guarigione della Golinelli, a quindici giorni di distanza, riporta la guarigione di Bruno Rebecchi, di ventidue anni, abitante a Modena in Rua Pioppa. Il giovane è paralizzato alle gambe in seguito ad encefalite letargica. “Le amorevoli cure dei familiari, dei medici, la lunga giacenza all’ospedale ove sul giovane erano stati sperimentati i mezzi più efficacemente moderni della scienza, a niente avevano giovato. Egli allora aveva voluto tentare l’ultima prova: la grazia del Santo, l’aspersione dell’acqua miracolosa sulle membra doloranti”. Fatto questo, il giovane si fa portare a braccia in chiesa dove riceve la Santa Comunione. “Nell’interno del piccolo tempio, la folla spinge, ondeggia, … improvvisamente il Rebecchi guarda fissamente la statua del Santo che gli sta alla destra: quindi con moto convulso, si alza, muove un passo, due, tre, tanti passi! Si dirige con sicurezza verso la Statua, s’inginocchia, bacia i piedi del Santo. Si erge ancora in tutta la sua persona e pronunciando tra i singhiozzi della commozione, alcune parole (il poveretto era offeso anche nella favella), abbraccia la madre che amorosamente gli sta a fianco, guardandolo e seguendolo nei suoi movimenti, in mezzo al silenzio degli astanti”. “Il miracolo è compiuto!” grida la folla.

Grazie di San Geminiano riportate nel libro di Giovanni Molza

Potremmo raccontare un fatto preso tra i tanti contenuti nel libro di Giovanna Molza, stampato a Modena nel 1981, intitolato: “Alcuni miracoli e fatti all’ombra di San Geminiano”. Gli episodi vi sono descritti con stile colorito e poetico. Preferiamo ascoltare direttamente dall’autrice un fatto inedito che ha toccato particolarmente la sua vita.

“All’inizio della primavera del 1972, in seguito ad una brutta caduta, mia madre ebbe disturbi con perdite di sangue. La dottoressa di famiglia, molto preoccupata, le prese un appuntamento con un noto ginecologo. Una volta là, prima che lo specialista visitasse la mamma, lo pregai di dire a me se si trattava di cosa grave, affinché mamma non si spaventasse. Attesi con ansia in anticamera il professore. Dopo la visita, con aria molto seria mi disse subito: – Eh… purtroppo la cosa è molto grave, vivrà al massimo tre mesi… bisogna operarla d’urgenza!-. io mi feci forza e gli domandai: – e con l’operazione?- Altro lungo sospiro da parte di lui, il quale alzando gli occhi al cielo ed allargate le braccia, rispose: – forse un annetto… almeno speriamo… ma non glielo posso garantire.- Bene! Esclamai io rattristata ed asciutta – ma non dica nulla alla mamma, penserò io a prepararla! E poi prima dell’operazione, voglio informare mio fratello.- tenni tutto per me e tornate a casa, col sorriso più bello del mondo confortai la mamma dicendole: – Lo vedi che stavi benone!…domani voglio andare a ringraziare San Geminiano.- Infatti andai a Cognento per sfogarmi a piangere e a raccontare la mia pena al Santo. Poi riempii coll’acqua della sua Fonte Miracolosa una bottiglia e tornai a casa serena. La sera a tavola, versai un po’ di quell’acqua nel bicchiere di mia madre. Dopo che ella la bevve non accusò mai più nessun disturbo. È vissuta in piena salute altri sedici anni. Io conservo ancora la bottiglia con l’acqua di allora”.

Guarigioni di oggi

Dal Registro del Santuario prendiamo tre fatti straordinari accaduti nei nostri giorni.

La signorina Micaela Kinaski di Oradea in Romania, il 26 settembre 1994, racconta: “Dalla mia città sono venuta fin qui in treno da sola, per ringraziare San Geminiano e per manifestare quanto egli ha fatto per mio papà. Tre anni fa, nel mese di luglio del ’91, mio padre Giorgio Kinaski compiendo un viaggio in Italia insieme a me e a mia madre, è arrivato a Modena ed ha visitato la cattedrale. Ci è stato detto che San Geminiano era nato a Cognento. Siamo venuti qui nel santuario a pregare. Ho visto come non mai, mio padre pregare sentitamente e l’ho udito chiedere la protezione del vostro Patrono. Prese pure una immaginetta di San Geminiano, che conservava poi con affetto. Due anni or sono mentre andava in bicicletta ad Oradea è stato gravemente investito da un’automobile con conseguente coma. Portato all’ospedale, il coma fu dichiarato irreversibile. Ma dopo due giorni ha riaperto gli occhi come se nulla fosse accaduto. Mio padre che aveva sempre con sé l’immaginetta del Santo, ha avuto la percezione che la mano di San Geminiano si fosse posata vicina alla sua. La salute riacquistata gli ha fatto ritrovare più profondamente la Fede. Ora prega col cuore mentre prima non era così”.

Riportiamo ora la guarigione del Signor Gianfranco Frigieri di Modena, da lui segnalata nell’aprile ’96.

“Mia moglie ed io, davanti alle prove della vita, abbiamo sempre confidato nel Signore e nella intercessione di San Geminiano. Nell’agosto dell’’89 mi operarono al Policlinico. Avevo due tumori ad un rene. Me ne estrassero uno di 8 centimetri, ma non poterono togliere l’altro, abbarbicato intorno ad un’arteria. Nell’inverno seguente, un giorno che sentivo tanto male, venni qui a San Geminiano con mia moglie e mia madre di novant’anni. Pregammo in chiesa e ci recammo alla Fonte. Io non potevo chinarmi. Allora mia moglie immerse la mano nell’acqua e sollevatami la maglia nella mia parte dolorante, la toccò con la sua man o bagnata. A quel contatto sentii un forte calore, quasi un fuoco. Da quel momento non ebbi più male. All’Ospedale chiedemmo di fare l’ecografia e la TAC. Il tumore era scomparso. Da allora spesso veniamo alla Fonte a pregare il Signore e a ringraziare San Geminiano per la sua intercessione”.

Concludiamo con una delle ultime guarigioni, quella del Signor Giovanni Malagoli di Modena, avvenuta nel 1997. Insieme alla moglie il Signor Giovanni racconta: “Nel settembre del ’95 sono stato ricoverato al Policlinico per un intervento ad una vena femorale. in seguito a questo, mi sopravvenne un blocco urinario. Nell’ecografia che mi fecero fu riscontrata sul rene destro una cisti di centimetri 5 per 5,4. Cosa che purtroppo veniva sempre rimarcata dai vari controlli fatti successivamente. La sera del 4 febbraio ’97 accompagnai mia moglie Gina nella chiesa di San Pietro. Doveva fare le prove con la corale Rossini di cui fa parte, proprio di un concerto in onore di San Geminiano che avrebbero eseguito pochi giorni dopo. Mentre ero in ascolto, il pensiero corse al mio male e alla sua gravità. Come buon modenese sono sempre stato devoto di San Geminiano; spesso mi sono recato a pregare sulla sua tomba in Duomo e al suo Santuario a Cognento. Quella sera, oppresso dai miei pensieri, mi ricordai che la chiesa di San Pietro in cui mi trovavo, da tempio di Giove fu trasformata da San Geminiano in prima chiesa cristiana di Modena, e che qui spesso il nostro Patrono passava intere notti in preghiera. Chiesi subito a San Geminiano che mi sostenesse nella preghiera al Signore affinché avessi la forza di fare la Sua volontà. Dissi anche a San Geminiano che io non mi attentavo a chiedere a Dio la guarigione, ma lui per i suoi meriti, avrebbe potuto farlo per me. Mi sentii rasserenato ed ebbi voglia di muovermi. Entrai nella sagrestia e vidi un lavello monumentale con su scritto Geminiano. Pensai alla Fonte Miracolosa di San Geminiano e bevvi. Il 12 febbraio mi sono recato a fare l’ennesima ecografia di controllo. La dottoressa che l’eseguiva mi disse meravigliata, che non vedeva più la cisti. Ripeté l’esame ecografico da diverse posizione. Sorpresissima poi mi disse che non solo la cisti era scomparsa, ma che ancora più inspiegabilmente n on n era rimasta alcuna traccia. Conservo le ecografie da cui risulta prima il mio male e poi la guarigione. Di questa ne sono profondamente riconoscente all’intercessione di San Geminiano.

Il Tempietto

Ne vediamo succintamente la storia, l’arte e la lettura.

Storia del tempietto

Per secoli la “Fonte” fu molto modesta. Nei secoli 1700 e prima metà dell’800 si presentava fatta di un pilastrino di pietre sormontato da un lunettone in sasso con su scolpite due palme incrociate. Sul lunettone vi era una piccola croce in ferro. In basso vi erano due gettiti dell’acqua “miracolosa”, che si raccoglieva in una vaschetta sottostante, sempre in sasso. Accanto, nei tempi più antichi forse vi era una statua di San Geminiano. In seguito vi fu posto un semplice quadro, prima appeso ad una quercia, poi custodito in una povera edicoletta [6.  Un documento dell’Archivio del Santuario attesta che questo quadro fu trasferito in chiesa nel 1798 per sottostare alle ingiunzioni del Direttorio della rivoluzione francese che proibiva immagini sacre all’esterno degli edifici di culto. In seguito il pittore Giovanni Mussati, che aveva consegnato al parroco il dipinto, notò in calce al foglietto con evidente soddisfazione, che aveva ricollocato l’immagine di San Geminiano al suo posto.]. Il quadro che possiamo ancora vedere disegnato a tratto, rappresenta: a sinistra la “Fonte”, al centro una grande statua di San Geminiano con in mano una chiave simbolo del potere ricevuto da Dio, davanti il demonio è raffigurato in un cane che fugge, e, inginocchiato a destra, vediamo un fedele in preghiera.

Un grande fatto fece sperimentare in modo speciale ai modenesi la potente intercessione di San Geminiano. Nel 1836 il tremendo e devastante contagio del colera si era abbattuto sulla nostra città. Nella chiesa di San Francesco, un bellissimo bassorilievo di Luigi Mainoni rappresenta il colera come un crudele demonio che divora tante vittime. Nell’angoscia e nel timore della morte i modenesi fecero un voto al loro Patrono e alla Beata Vergine Maria: se la città fosse stata liberata dal tremendo flagello, avrebbero costruito una artistica “Camera Sacra”, cioè l’attuale Tempietto, sulla Fonte Miracolosa di Cognento. San Geminiano intervenne prontamente. Lo ricorda la bella grande medaglia coniata allora. Modena vi è presentata in una donna coronata di torri col plastico della città, inginocchiata davanti al Santo. In alto campeggia la scritta: Per la presente tutela 1836. I modenesi salvati, con gioia adempirono il loro voto. Per volontà della cittadinanza, si vagliarono vari progetti e finalmente l’Architetto Angelo Mignoni si fece ideatore, promotore ed esecutore della costruzione del bellissimo attuale tempietto neogotico. Il 7 novembre 1841, come leggiamo nel Foglio di Modena di quel tempo, ci fu con grandi festeggiamenti, la cerimonia della posa della prima pietra. C’era una gran folla. Presenti tutte le Autorità religiose e civili, per tutto il giorno fu esposto il “Braccio” di San Geminiano portato dal Duomo. Un grande modello in legno del futuro Tempietto vi fu eretto, e in seguito venne inviato al Papa. Nella prima pietra insieme alle sacre reliquie, furono poste 4 medaglie: una di San Geminiano che salva Modena dal colera, una del Papa Gregorio XVI, una del Vescovo Monsignor Luigi Reggianini e una del duca Francesco IV con la consorte Maria Beatrice Vittoria. Solo nel 1880, come ricorda un solenne manifesto, il Tempietto poté essere completato dall’ingegner Antonio Vandelli. Fu inaugurato la prima Domenica di maggio del 1881, con annuncio all’Italia intera. Fermo Corni si adoperò perché il Tempietto fosse illuminato la notte, a spese del Comune.

Arte e letteratura del Tempietto

I Modenesi non si accontentarono di contribuire personalmente alla costruzione del Tempietto, ma vollero per esso l’opera dei più valenti artisti. Essendo la sua costruzione durata ben quarant’anni, possiamo definire il Tempietto uno “spaccato” dell’ottocento artistico modenese e non solo. Gli artisti che qui hanno lavorato sono gli stessi che hanno ornato di sculture e pitture i più bei monumenti di Modena a cominciare dal Palazzo Ducale [7.  Luigi Mainoni ha fatto nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, le statue della tomba Torlonia, cfr. A.A.V.V. “Luigi Mainoni”, Modena 1995, Edizioni Panini. Luigi Righi ha rifatto i leoni stilofori davanti alla prota principale del Duomo e ha ornato le facciate del Teatro Municipale, del Foro Boario e dell’Orto Botanico. Ferdinando Manzini ha eseguito le pitture del Teatro Comunale, della Sinagoga e il Mosaico dell’incoronazione della Vergine nel catino absidale del Duomo, Cfr. LUCIANA FRIGIERI LEONELLI “Pittori modenesi dell’ottocento”, Modena 1986, Cassa di Risparmio, pag. 87.].

Partendo dall’alto, la prima cosa che ci colpisce, opra di Ciro Bisi, è la statua della Fede che sorregge la Croce e l’Eucarestia. Esse formano una unità che è il più grande mistero della Fede, ed è ad un tempo il pegno della nostra speranza nella gloria del Paradiso. Questo sembrano indicare il fastoso coronamento in marmo e i quattro angeli angolari del Venturi, innalzati verso il cielo. All’interno del Tempietto notiamo subito, modellata dal celebre Mainoni che fece statue anche nella basilica romana di San Giovanni in Laterano, la grande, maestosa statua di San Geminiano: è lui che ci ha portato la luce della Fede, sembra dire il rosone simile a un sole, posto in alto sopra la sua immagine, al vertice della volta interna. Nelle quattro specchiature di questa, del Manzini che dipinse pure il catino absidale del Duomo, sullo sfondo di un carico azzurro cielo, vediamo in coppia gli angeli che portano i segni del ministero episcopale del Santo Evangelizzatore e Pastore: Croce e Vangelo, mitria e pastorale. Se la Fede è il primo contatto con Dio e il suo progetto di salvezza per noi, i Sacramenti sono il “Dono di Dio” perché possiamo partecipare nella Grazia alla Sua stessa Vita. Il Battesimo, che qui può essere richiamato dall’acqua della Fonte, è il primo e il più grande dei Sacramenti. E’ la sorgente della Vita Eterna, come ha detto Gesù alla samaritana. Ma la Vita Nuova ricevuta da Dio, si deve esprimere nella Carità che unisce gli uomini con Dio e tra di loro. Così dicono gli otto fasci di colonne, ciascuno di quattro, annodate insieme.

Sono poi i Santi che più di tutti testimoniano la vita di Fede, di Grazia e di Carità. Ecco allora sulle pareti esterne del Tempietto, le otto belle edicole di Santi, scolpite dal Righi che ornò i più significativi monumenti dell’800 n ella nostra città, a cominciare dal rifacimento dei leoni antistanti la facciata del Duomo. Ogni edicola ha a lato due artistiche candelabre in cotto del Reggianini, autore di raffigurazioni plastiche al Palazzo Ducale. Esse commentano la vita del Santo che fiancheggiano con stupendi bassorilievi riportanti motivi floreali, zoomorfi, angeli e putti. I quattro Santi superiori sono Santi compatroni ed estensi. Sono posti in nicchie esterne simili a quelle del palazzo della mercanzia a Bologna.

Essi sono: Sant’Omobono di Cremona, patrono dei sarti e dei mercanti, proclamato compatrono di Modena nel 1630 perché nel suo giorno, il 13 novembre, cessò la peste scongiurata dalla comunità modenese con un voto alla Madonna. Lo ricorda ancora in città la chiesa “nuova” o “del voto” [8.  PIER BIAGIO CASOLI “San Geminiano, Sant’Omobono e Modena”, Modena 1879, Tip. Imm.]. San Contardo estense, dello stesso casato dei signori di Ferrara, diventati poi duchi di Modena, rinunciò ad ogni diritto per farsi santo e pellegrino a Santiago di Compostela, all’estremità occidentale della Spagna. Nella facciata del Tempietto rivolta verso la chiesa, sono rappresentate due sante donne estensi, zia e nipote, fattesi entrambe monache benedettine, tutte due col nome di Beatrice. Probabilmente furono scelte anche in omaggio a Maria Beatrice di Savoia, moglie di Francesco IV benefattrice che seguiva personalmente le ragazze orfane, e tanto amata dai modenesi, come dimostra la sua grandiosa tomba nella chiesa di San Vincenzo; era morta l’anno prima dell’inizio della costruzione del Tempietto. Nelle nicchie più basse, per ricordare San Geminiano che salvò i modenesi dal colera, un po’internate, vi sono le statue dei santi intercessori per le malattie epidemiche o che si adoperarono contro di esse. San Sebastiano, il giovane soldato romano martirizzato col lancio delle frecce, protettore contro tutte le piaghe che colpiscono il corpo; San Francesco, che cambiò vita quando per amore di Cristo, riuscì a baciare un lebbroso;  San Rocco, che si fece pellegrino e poi soccorritore dei malati di peste che a sua volta contrasse;  San Carlo, il grande cardinale animatore ed esecutore del Concilio di Trento, che si prodigò personalmente nella peste di Milano.

I pellegrinaggi alla Fonte

→ Per approfondimenti, consultare la pagina Pellegrinaggi mariani

Dice il Galloni, all’inizio del 1700, che, “scoperto il tesoro” della Fonte Miracolosa di San Geminiano, che “liberava i corpi umani da mali incurabili”, vi concorreva e “vi concorre pure in questi giorni dalla pianura e dai monti anche più lontani, una assidua moltitudine di gente” [9.  S. GALLONI, op. cit., ibidem, cap 4.]. Dopo la costruzione del Tempietto i pellegrinaggi si intensificarono maggiormente. Il primo grande pellegrinaggio, si tenne l’anno seguente l’inaugurazione del Tempietto, la domenica 7 maggio 1882. Fu organizzato dall’Opera dei Congressi. Vi parteciparono trentamila pellegrini da tutta la diocesi. La stampa italiana ne diede notizia. Tra i grandi pellegrinaggi successivi ricordiamo quello del 1892, in ringraziamento per lo scampato pericolo da una colossale grandinata, e quello del 1893, guidato dal vescovo Carlo Maria Borgognoni, per l’anno del giubileo episcopale del Papa Leone XIII a cui fu inviato un libretto sui Pellegrinaggi a San Geminiano [10.  SILVESTRO ZOBOLI “I pellegrinaggi al Fonte Miracoloso di San Geminiano”, Modena 1894.]. Dopo le due grandi guerre mondiali, furono fatti pellegrinaggi di ringraziamento.

Tante parrocchie e associazioni continuarono poi a fare i loro pellegrinaggi testimoniati da vari ricordi.  Una volta si veniva con i “birocci” e i calessini, ora in auto, ma anche in bicicletta e a piedi. Ultimamente i pellegrinaggi, come possiamo vedere dal registro nel Santuario, hanno più carattere familiare e personale.

Con l’anno 1995 sono ripresi i Pellegrinaggi Mariani Diocesani, secondo la devozione alla Madonna di San Geminiano. Si fanno la sera dei 25, da marzo a settembre. In questi si esprime particolarmente la spiritualità di San Geminiano che consiste nel curare per se stessi e per gli altri l’evangelizzazione, l’ecclesialità, la vita di grazia e di carità sul modello di Maria Santissima.

Confraternita e Unione Amici di San Geminiano

Tutti i cristiani modenesi si sentono Geminiani. Ma perché potessero sentirsi più vicini al Santo Patrono e per sostenere il suo culto, nacquero la Confraternita e l’Unione di San Geminiano. Molto antica e nobile è la Confraternita di San Geminiano, che sorse fin dal 1350, in tempo di peste, in casa del Magnifico Gabriello Forni. Si distinse subito in opere di religione e di carità. Attuale sede della Confraternita è la chiesa di Santa Maria delle Grazie in Modena [11.  CAPITOLI DELLA CONFRATERNITA DI SAN GEMINIANO, Modena 1823.]. Per dare ad un maggior numero di fedeli la possibilità di unirsi seguendo la spiritualità di San Geminiano e promuovere il decoro del suo Santuario, della Fonte e dei Pellegrinaggi è stata istituita fin dal 1878 l’Unione Annunziata, Amici di San Geminiano. Iscrivendosi ad essa, presso il Santuario, si partecipa a diversi beni spirituali come l’applicazione di una Santa Messa per i soci vivi e defunti in ciascuno dei Pellegrinaggi dei 25. Ci si impegna a sostenere le opere di San Geminiano a Cognento con una offerta annua o con piccole prestazioni di attività.

La Festa di San Geminiano al suo Santuario è la prima domenica di maggio. Essa è pure la Festa dell’Unione Annunziata. In occasione di questa festa, tutti possono acquistare l’indulgenza plenaria concessa dal Papa Pio IX una volta l’anno, a chi visita il Santuario della Fonte Miracolosa di San Geminiano.

San Geminiano nel mondo

Se nel paese dove è nato, San Geminiano ci ha fatto il dono della Fonte Miracolosa, nella città da cui si è irradiata la sua missione evangelizzatrice e santificatrice ci ha lasciato la sua tomba gloriosa. Su di essa si innalza il capolavoro del romanico, il Duomo di Lanfranco. Questa tomba lo fa sentire ancora presente nella sua Chiesa e i modenesi la venerano con grande affetto. La fama della santità del n ostro Patrono si diffuse lontano. Posta sulla via dei grandi pellegrinaggi di Terrasanta, Roma e Santiago, Modena fu a sua volta meta di pellegrinaggi da ogni provenienza. E tornati alle loro terre, furono specialmente i pellegrini a costruire chiese dedicate al nostro Santo. Ne vediamo alcune nella diocesi di Modena, nell’Emilia Romagna, in altre parti d’Italia e fuori di essa.

Parrocchie di San Geminiano nella Diocesi di Modena

Le nove parrocchie di San Geminiano, nella nostra Diocesi a lui dedicate, sembrano pure marcarne i confini, ricordare monasteri e opere assistenziali.

Massa Finalese, vasta e fiorente parrocchia della bassa modenese, segna il confine settentrionale della Diocesi. Da tempo antico fu dedicata alla Madonna, in seguito a San Geminiano. Lo possiamo capire anche dalla immagine della bella tela absidale.

Guiglia, ridente centro montano sulla destra del Panaro, con la chiesa del castello di Montetortore, indica il confine ad est, cioè con la provincia di Bologna. Nell’ancona dell’antica parrocchiale è raffigurato San Geminiano che presenta Guiglia alla Vergine. Una leggenda racconta che qui il nostro Santo, per amore di un bambino, eliminò le spine dalla pungente “bonaca” che in questa zona si ritrova ancora innocua.

Verica, al centro del Frignano presso Pavullo, sembra essere il cuore delle parrocchie di San Geminiano sparse nell’appennino modenese. Nella chiesa di Verica, oltre al bel quadro del Patrono, se ne conserva la statua insieme ad altre attribuite al Begarelli. 

Pompeano, detta anticamente San Geminiano sul Sasso, situata in una suggestiva posizione, faceva parte di un vecchio castello matildico.

 Villabianca, poco sopra al Panaro, è una tra le più antiche parrocchie della Diocesi. Fu donata dal vescovo Ingone nel 1025 al monastero modenese di San Pietro.

Magrignana, nell’alta valle dello Scoltenna è pure molto vetusta. Fu donata nel 1062 al monastero di San Prospero di Reggio Emilia. 

Castellino di Brocco, nella stessa valle, ha una chiesa di una buona, documentata antichità.

Savoniero nella valle del Dragone, affluente del Secchia, segna verso ovest, cioè verso la provincia di Reggio Emilia, i confini della Diocesi. Dipendeva dalla Abbazia benedettina di Frassinoro. Questa gestiva pure l’Ospizio di San Geminiano presso i prati, la fonte e l’oratorio che portano ancora il suo nome. 

Nel modenese esistono inoltre una dozzina di Oratori di San Geminiano (a Cittanova, Camurana, Cavezzo, Nonantola, Palagano, San Martino Vallata, San Venanzio, Savignano, Solara, Medolla, Torre Maina, Montese e Carpi). Così in moltissime chiese si trovano quadri che raffigurano il Patrono.

Parrocchie di San Geminiano al di là della diocesi di Modena

Oltre alla diffusione del culto a San Geminiano procurata dai pellegrini, le migrazioni dei modenesi e l’estendersi della grande opera dei monaci benedettini di Nonantola fecero sì che in tante località sorgessero parrocchie a lui dedicate. Vediamone alcune nell’Emilia Romagna, in altre regioni d’Italia e all’estero. 

In Emilia-Romagna

 

Marano di Castenaso, a pochi chilometri a nord ovest di Bologna; un nucleo di esuli modenesi stabilitisi qui al tempo delle lotte civili, fece sorgere questa parrocchia ora dotata di una bella, grande chiesa.

Gherghenzano, tra Castenaso e Finale, con l’annesso monastero, è stata fondata dai monaci di Nonantola. 

Codrignano, in provincia di Bologna e diocesi di Imola è nata da esuli modenesi.

Prato è antichissima parrocchia del reggiano. Nel 1065 il suo parroco si firma: “arciprete di San Geminiano”.

Sempre in diocesi di Reggio rimangono quattro oratori dedicati al nostro Santo: a Cella, a Montericco, a San Donnino e ad Aiola.

Vicofertile, a sei chilometri a sud est di Parma, ha una bellissima parrocchiale romanica dedicata a San Geminiano. Notevole è il suo antico battistero e la statua del Santo scolpita nel XVI secolo.

Ancora in diocesi di Parma possiamo vedere due oratori dedicati al Santo: uno a Vignale di Traversetolo, l’altro a Basilicagoiano che dà il nome di San Geminiano a tutto il piccolo centro.

Busseto, la patria del Verdi, conserva una tela con San Geminiano e San Francesco; questa era venerata in una chiesa di San Geminiano tenuta dai Cappuccini.

In altre regioni d’Italia

 

Pieve D’Olmi, diocesi di Cremona, in Lombardia, vanta una grande bellissima chiesa dedicata al nostro Patrono; da essa dipendevano tredici parrocchie. Fu fondata nel mille dai monaci di Nonantola che vi portarono una considerevole reliquia de Santo.

Sempre in Lombardia si conservano ricordi di San Geminiano in diocesi di Milano, Lodi, Como e Lugano ora in Svizzera. 

Terranova, diocesi di Padova, nel Veneto, è dedicata a lui; fu fondata nel 1217 dal vescovo Giordano di origine modenese.

A Venezia San Geminiano è rappresentato in San Marco con due artistici mosaici.

Esistono anche paesi di San Geminiano nelle province di Genova, Ascoli Piceno e Firenze.

E’ soprattutto in Toscana che incontriamo diocesi, parrocchie e paesi intitolati a San Geminiano. Qui il nostro Santo alle volte è chiamato Gemignano o Gimignano, ma la storia che vi si racconta è sempre riferita alla stessa persona.

Pontremoli è diocesi dedicata a San Geminiano. Nel suo bellissimo duomo notiamo una grande statua marmorea del Santo come nella facciata della vicina più vecchia chiesa che porta il suo nome. In questa cattedrale è custodito un antico busto di lui, contenente una preziosa reliquia. 

Alebbio, sempre in diocesi di Pontremoli, è parrocchia dedicata a San Geminiano da tempo antichissimo. Una leggenda dice che egli, di ritorno dal viaggio in oriente, pregato da una vecchietta alla quale aveva chiesto da bere, in cambio della poca preziosa acqua che ella gli diede fece scaturire qui una gorgogliante fontana; ora questa è dietro l’abside della chiesa.

Ancora in diocesi di Pontremoli sono dedicate a San Geminiano le parrocchie di Careola, Irola e Torrano.

Antona, in diocesi di Massa Carrara, è alla sommità della montagna ove si erge l’antico paese con vie a scale. Conserva varie immagini di San Geminiano, compreso un grande bassorilievo in terracotta colorata e invetriata dei Della Robbia.

Ponte a Moriano, detto anticamente San Geminiano di Moriano, risale al tempo longobardo, come le chiese dedicate a lui in diocesi di Lucca. Possiede una bella tavola del Marti, raffigurante il Santo, del 1528. 

San Gemignano di Contorni, ancora in lucchesia, sulla strada per l’Abetone, vanta una grande tela di San Geminiano, invocato specialmente in favore degli ossessi.

In provincia di Siena, la Città di San Gimignano dalle “belle torri” custodisce nella sua cattedrale la reliquia di un dito del Santo; qui egli è rappresentato da dipinti di Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Sebastiano Mainardi, Pietro del Pollaiolo e di altri grandi artisti.

In Italia esistono inoltre tanti altri paesi, parrocchie, oratori che si richiamano al Patrono di Modena custodendone venerate immagini.

In altre nazioni

Anche all’estero San Geminiano è conosciuto ed amato [12.  Esistono celebri dipinti raffiguranti San Geminiano nei musei: Vaticano, di Parigi, Tolosa, Dresda e Berlino.]. In Francia ad esempio, a Vielmur, paese a quaranta chilometri da Tolosa, furono ancora i monaci di Nonantola a fondarvi la chiesa e l’abbazia. La nuova abbazia benedettina si trova oggi nelle vicinanze, e conta settanta monaci. A distanza di sedici secoli, il seme del Vangelo sparso da San Geminiano, ancora vive, si diffonde e fruttifica nel mondo.

 

Bibliografia

GIUSEPPE PISTONI “San Geminiano”, Modena 1983, Banco San Geminiano e San Prospero

A. LEONELLI – G.C. MONTANARI “Storia dell’ Arcidiocesi di Modena – Nonantola”, Modena 1997, vol.1°.

P. CANDELI “Cognento e la Fonte di San Geminiano”, Modena 1984, T.E.I.C.

F. RICHELDI “Cognento e San Geminiano”, Modena 1973, T.E.I.C.