Mese mariano, lezione di umanità

Finisce maggio, quello che una volta era il mese dei Rosari nelle corti della cascine, la sera. Delle processioni dietro alle Madonne di gesso, portate come in trionfo per le strade mentre la gente sulle soglie delle case si segnava. Solo memorie del passato? In un convegno internazionale a Oropa e Crea si è parlato di Madonne nere: quelle icone dal volto negro diffusamente venerate, da Czestochowa a Montserrat. Ben 745 Madonne nere in Europa, o almeno quelle finora censite: una schiera, una costellazione nascosta. Ma, e questa è la notizia che colpisce il profano, le Madonne non erano originariamente negre: lo sono diventate per la lunga esposizione ai fumi delle candele e delle lampade votive. Quel colore bruno, è il deposito di secoli di devozione.

Apparizione della Madonna di Fatima

Un tempo rosee, le Madonne si sono andate scurendo nella umidità, nella polvere, nel fiato dei fedeli che andavano a implorarle, a carezzarle con la mano; nell’ardere tremolante delle fiamme dei ceri accesi a chiedere una guarigione, o il ritorno di un figlio dal fronte. Nere di preghiere le icone che secondo alcuni studiosi indicavano invece la commistione con antichi culti pagani, o esoterici. Macché, dicono gli esperti convenuti a Oropa e Crea: è stata una secolare, tenace devozione a imbrunire i volti antichi di una donna, e un bambino. E quando quelle immagini venivano copiate, magari per emigrare oltreoceano, venivano dipinte nere: perché quella era il volto stampato nella memoria del popolo, che non poteva essere tradita.

È una notizia, la origine di quel colore nero, che commuove. Settecento Madonne nere, dalla Lettonia alla Spagna all’Irlanda; in Francia, numerosissime; più frequenti là dove la Rivoluzione non ha annientato ogni segno cristiano (la mappa delle Madonne nere sopravvissute potrebbe raccontare una sua storia di Francia). E proprio l’ombra scura su quei volti testimonia il pellegrinaggio, una generazione dopo l’altra, di cristiani: il tenace ritorno alla madre. Quanti milioni di mani, di sguardi imploranti si sono posati su quelle Madonne? Nell’ombra dei loro volti, il distillato di una fede popolare. Umile come una mano tesa di mendicante.

Già: umile. Da sempre la Madonna è cara ai cristiani semplici, a quelli che non sanno di teologia, che non si vantano di una fede “raffinata”. Ma vanno a domandare: una speranza, una quiete nel dolore – una misericordia. (“Memorare, o piissima Virgo Maria, a saecula non esse auditum quemquam ad tua currentem praesidia, tua implorantem auxilia, tua petentem suffragia esse derelictum”, dice, e quasi intima, la preghiera di san Bernardo: ricordati che non si è mai sentito che qualcuno che ha domandato il tuo aiuto sia stato abbandonato).

L’umiltà di secoli di domanda rappresi in una patina nera è un capitolo muto della nostra storia, una radice ignorata ma forte di questa Europa che delle sue radici dubita. Perché proprio l’attitudine semplice del domandare – e non pretendere, manipolare, possedere – è ciò che oggi ci manca. Il disarmato domandare da figli – figli magari anche indegni, disonesti, bugiardi, e però fiduciosi in una madre – è un gesto inammissibile, per chi non riconosce padri. Non è, il domandare, roba da uomini – per chi del mondo si sente padrone.

E quindi non ci saranno più Madonne nere di fumo  e di carezze. O forse sì: nei santuari, dove sui muri allineano colonne di ex voto con scritto: grazie. Perché nel momento del dolore, ancora, gli uomini “raffinati” tornano semplici, e vanno a domandare. Dal dolore ricondotti a ciò che sono: figli. Ultimi di quelle schiere infinite passate davanti alle Madonne nere d’Europa. Pezzo di un’altra storia, che sui libri di scuola non è raccontata.

 Marina Corradi

Fonte: Avvenire